Bring Your Own Device — BYOD
Se foste invitati domani ad un evento in cui l’acronimo BYOD (Bring Your Own Device) fosse la nota al posto di “obbligo abbigliamento…” vi trovereste nella stessa situazione dei ragazzi stagisti dell’alternanza lavoro. #fuoriluogo
Frutto di una retro cultura scolastica (e arcaico famigliare) nei confronti del lavoro, in cui è la sola fisicità dell’essere presenti a giustificare ed affrontare il trovare un occupazione, o del fare un esperienza (come nel caso degli studenti in stage), con i prerequisiti richiesti al posto giusto. #presunzione
Mai come oggi non sono i parametri del solo fatto di esserci ed esistere (presenti con l’abito o il dispositivo tecnologico richiesto), la chiave del successo o solo del poter trovare lavoro. Non ralleghiamoci lato impresa: il solo misurare la retribuzione in ore lavoro è il sinonimo che anche il mondo dell’impresa non sia da meno nell’essere il passato. #mezzogaudio
Per cui se presentarsi con il proprio device (BYOD) sia come nel passato “andarci con l’abito e l’educazione adeguata”, resta la cultura e la voglia di confrontarsi per saper cambiare e crescere o affrontare, a fare la differenza. Del saper guardare avanti nel mettersi in discussione, non solo del voler fare ciò che si conosce o si è per titolo e studi fatti. #cambia
Gli analfabeti del futuro non saranno quelli che non sapranno leggere o usare un device tecnologico, ma resteranno quelli incapaci di imparare, disimparare, reinventarsi per saper fare qualcosa del nuovo. #impara
Anche solo nel correre il rischio di uscire dalla “confort zone” del “io sono, conosco, esisto e valgo”, nel dover affrontare il nuovo.
In questo senso: “Il lavoro non ti cerca, #crealo”